CASERTA – Il team CUS Caserta scalpita per la nuova stagione di triathlon, ormai alle porte.
Il 2024 sarà un’annata all’insegna dei ritorni in casa CUS, perché a far compagnia all’inossidabile Vincenzo Alizieri, reduce dall’Iron Man 2023, ci saranno Bernardo Alois, già cussino in passato, e Massimo Rubino De Ritis, da sempre tesserato rossoblù, che l’anno scorso è stato fermo ai box a causa di alcuni problemi fisici che gli hanno impedito di allenarsi con continuità, quindi di prendere parte alle gare.
Da segnalare anche l’ingresso, nella squadra casertana, di Fabio Frallicciardi, anche lui desideroso di riprendere confidenza con le gare di endurance, con l’obiettivo dichiarato, dopo due anni di stop, di portarne a termine due di media distanza (70.3), oltre a gare “sprint” e a olimpici “come contorno”, come dice lui. Benvenuto Fabio!
Le aspettative di Alois non si discostano molto da quelle del suo neo compagno di squadra:
“Dopo 5 anni di fermo agonistico – spiega Bernardo -, ho deciso di riprendere nel 2024 sia con il podismo che con il triathlon, allo scopo di tornare a gareggiare. Anche la sola iscrizione rappresenta per me una motivazione aggiuntiva a prendere parte a competizioni ufficiali. Per quanto riguarda il triathlon, il mio obiettivo è quello di affrontare tre gare 70.3, due olimpici e partecipare agli sprint, che sono delle gare-allenamento di preparazione a gare più lunghe.”
Anche la punta di diamante del gruppo, Alizieri, punterà su qualche sprint, in particolare allo sprint di Acciaroli previsto per il mese di maggio. Ma circa i suoi obiettivi in fatto di triathlon, Vincenzo al momento non può dire di più, perché il prossimo 7 aprile sarà impegnato nella Milano Marathon: in questa fase tutte le sue energie fisiche e mentali sono focalizzate sulla “distanza regina” all’inseguimento del suo personal best.
Il team CUS Caserta scalpita per la nuova stagione, l’invito del prof. Rubino De Ritis ai suoi studenti: “Ragazzi, il triathlon vi cambia la vita!”
Ad animare, invece, il ritorno del prof. Massimo Rubino De Ritis, non solo la voglia di competere, ma anche il desiderio di invitare i suoi studenti a sperimentare il potere rivoluzionario della pratica del triathlon:
“Ragazzi – comincia il professore -, mi rivolgo agli studenti! Il Triathlon vi cambia la vita. Non avrei mai immaginato che alla soglia dei cinquant’anni avrei potuto intraprendere uno sport così appassionante, che mi ha consentito di acquisire consapevolezza nella gestione delle proprie capacità. Ho imparato a superare le crisi di stanchezza, quelle psicologiche e a gestire più attività insieme senza soluzione di continuità, riuscendo a migliorare anche le attività mentali, grazie ad un livello di concentrazione superiore.
Il Covid mi ha fermato – prosegue Rubino De Ritis -, ma la ripresa è ancor più entusiasmante anche dopo i 60. È vero, a 50 anni potevo anche battere i miei studenti, ma la bellezza di questo sport non sta nel superare gli avversari ma nel migliorare sé stessi. Non in forza di un giudice terzo o del VAR, ma solo sulla base del cronometro. Anzi, il triathlon si basa proprio sul rispetto delle regole e delle capacità degli altri, come dimostrato da tanti campioni che all’arrivo si sono fermati per far vincere meritatamente chi aveva al traguardo sbagliato l’uscita.
Cosa mi ha insegnato il Triathlon? Innanzitutto a non avere paura del mare. Prima non riuscivo a fare più di 50 metri a stile, mi sono trovato a percorrere in allenamento fino a 5 km senza fermarmi. In gara ho nuotato ovunque, a mare anche agitato, nei laghi, in piscina, dovendo gestire la corsia con altri e ricordarmi le vasche e persino in un bacino idrogeologico.
In secondo luogo mi ha insegnato la strategia, soprattutto a sfruttare le scie (a nuoto e in bicicletta ) e gestire i sorpassi. Ma soprattutto – conclude Massimo – mi ha insegnato la interdisciplinarietà, fondamentale nel percorso universitario, in cui occorre anche studiare più materie insieme. Mi sono trovato a gareggiare con ottimi risultati anche solo a nuoto (campione regionale di categoria a rana), in corsa (sviluppando doti sopratutto nella 10 km), un po’ meno nel ciclismo. Ma va bene così”.
A cura di Luigi Fattore
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