Valeria Gentile, studentessa di Scienze Motorie e punto di forza sia del CUS Caserta Serie D che della selezione universitaria del CUS Cassino, si racconta.
Valeria, facciamo un passo indietro di sei mesi: tra infortunio al ginocchio e impegni universitari, la tua partecipazione a questa stagione è stata in bilico fino all’ultimo mettendo un po’ in apprensione mister Iacono e compagne di squadra. Volevi farti corteggiare oppure erano difficoltà reali?
“No, non mi volevo far corteggiare (ride, ndr.)! Effettivamente ho avuto dei problemi perché dovevo terminare gli esami, gli ultimi tre, e conseguire la laurea triennale, per cui in quel momento questo aveva la priorità. Certamente anche l’infortunio al ginocchio ha giocato un ruolo sulle mie incertezze di settembre, anche perché ad inizio stagione non ero assolutamente in grado di intraprendere una preparazione fisica.
Ti dirò di più: in quel momento ho anche pensato che nella mia vita non ci potesse essere più spazio per la pallavolo. Però poi non ce l’ho fatta a mantenere questo proposito. Il richiamo della palestra, della pallavolo in sé e soprattutto delle mie compagne/amiche di squadra è stato più forte di tutto. Saperle lì ad allenarsi mentre io stavo a casa tra studio e dubbi mi ha fatto scattare la molla e dire: no, non posso fare a meno della pallavolo, devo riprendere a giocare!”
E alla luce delle tue prestazioni quella di ritornare in palestra si è rivelata una scelta corretta, visto che spesso figuri tra le migliori in campo.
“Ma, guarda, non so se è una fortuna o una sfortuna, ma io sono sempre autocritica. Non in tutte le partite sento di aver giocato bene, sinceramente. Ad esempio, nella prima giornata a Meta di Sorrento fui un disastro. Non mi posso permettere di cedere mentalmente, non posso mollare, raramente sono soddisfatta alla fine di una partita.”
Parlami un po’ del ruolo del libero, un ruolo che di fatto ti esclude da quel protagonismo tipico di chi effettua attacchi e realizza punti. In che modo un libero trae piacere e divertimento dal gioco?
“È il ruolo che adoro. Ti potrà sembrare strano, ma mi fa impazzire proprio perché non realizza punti. La cosa che mi piace di più è che tu per farti ‘notare’, se così vogliamo, devi dare ancora di più. Si tratta di un ruolo peraltro responsabilizzante, perché è il libero a comandare la seconda linea. Penso che pur non facendo punti, le mie soddisfazioni me le prendo quando non faccio cadere nessun pallone a terra e quando effettuo ricezione e difesa perfettamente, anche se, come ho detto prima, non capita spesso di essere perfetta, anzi…”
Volendo fare un parallelismo con il calcio, il libero si potrebbe assimilare sia al portiere che al primo attaccante, perché salva e allo stesso tempo innesca il contrattacco, non trovi?
“Sì, sicuramente è così. Anche se devo dirti che, proprio in virtù di quel piacere che mi provoca effettuare i salvataggi, volendo fare questo parallelismo mi sento più vicina a un portiere.”
Come sai, per una serie di combinazioni sfortunate il CUS Caserta all’ultimo momento è stato costretto a ritirare la squadra per le qualificazioni ai Campionati Nazionali Universitari (Cassino, 13-22 maggio). Per uno scherzo del destino, il calendario aveva messo di fronte CUS Caserta e CUS Cassino. Ti è dispiaciuto non poter giocare contro le tue compagne di Serie D oppure ti è stato tolto un peso?
“Mi è dispiaciuto tantissimo, altroché! Avrei voluto tanto giocare contro di loro. Sarebbe stata una sfida ad alto tasso emotivo. Avrei dato sicuramente qualcosa in più, perché ci sarebbe stata quella sana competizione data dal fatto di conoscere praticamente tutte le mie… ‘avversarie’. Un vero peccato che sia andata così.”
Adesso con la rappresentativa universitaria di Cassino dovrete vedervela in un doppio confronto con il CUS Bari. Che sensazioni hai rispetto a questa sfida?
“Guarda, me la vivrò con la massima serenità. Purtroppo la selezione si allena di pomeriggio per cui, abitando a Caserta, mi è difficile essere presente agli allenamenti della squadra universitaria di Cassino. Non posso dire come andrà, so solo che come sempre darò il massimo.”
Un domani, neanche tanto lontano, come sfrutterai la laurea in Scienze Motorie? Cosa vuoi fare nella vita? L’allenatrice di pallavolo è una possibilità?
“Fare l’allenatrice di pallavolo non mi dispiacerebbe, anche perché mi è già capitato di allenare i bimbi del mini volley. Tuttavia non credo che sarà questa la mia strada. Dopo la Magistrale, vorrei prendere parte a un master ed entrare più nello specifico, parlo di posturologia, osteopatia, specializzazioni di questo tipo. Lo sport comunque non lo abbandonerò mai. Lo sport è la mia salvezza, le quattro mura di una palestra possono salvarti la vita, perché quando entri dimentichi tutto quello che c’è fuori.”
In occasione del festeggiamento della laurea triennale, ad un vestito elegante hai abbinato le Air Jordan. Una scelta di stile o un modo di comunicare ancora una volta l’imprescindibilà dello sport anche nelle situazioni più formali?
“Entrambe le cose. Ho voluto esprimere la mia personalità e la centralità che assume lo sport nella mia vita. Non mi sarei sentita a mio agio con i tacchi, non sarei stata me stessa pienamenamente. Certo, ho dovuto un po’ combattere con chi voleva che indossassi le scarpe eleganti a tutti i costi, ma alla fine ha prevalso la mia personalità.”
A parte lo sport, qual è per te un’altra fonte di emozioni?
“Stare a contatto con la natura e gli animali. Mi piacerebbe fare del volontariato finalizzato alla cura e alla protezione degli animali randagi. Mi fa emozionare questo: aiutare anime in difficoltà. Pensa che a casa ho una sorta di zoo (ride, ndr.): due gatti, un cane e un pappagallo, senza contare la colonia di gatti presente in cortile. Amo davvero tutti gli animali, tanto è vero che vorrei andare al canile a prendere un altro cane per allargare la famiglia…”
Domani (giovedì 10 marzo, ore 21) il CUS Serie D affronta una difficile partita contro l’Indomita Salerno. Come vivi il confronto a distanza con il libero Giacomino, che all’andata fu probabilmente la migliore in campo?
“Sì, sarà una partita ostica contro una bella squadra. Sarà certamente stimolante il confronto con Giacomino, che è un libero molto forte, non si può dire nulla. D’altro canto, il fatto che sia così brava mi incentiva a dare quel qualcosa in più, non dico per superarla, ma per provare a stare al suo livello. Sarà una bella sfida sotto tutti i punti di vista.”
Ultima domanda: perché il numero 7?
“È un numero che mi fa impazzire. È il numero che mi assegnò il mio primo allenatore, che di ruolo faceva il libero, nell’ambito del primo campionato serio, all’epoca militavo in Seconda Divisione. Prima di allora un numero valeva l’altro, ma da quel momento in avanti il numero 7 non l’ho mai lasciato né mai lo lascerò. È diventato parte della mia pelle, tanto è vero che sto pensando di tatuarmelo…”.
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A cura di Luigi Fattore
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